‘E vrole.

La parola vrola significa in dialetto campano castagne arrosto o caldarroste, tipicità autunnale molto diffusa e apprezzata in tutta la penisola ma storicamente legata al nostro territorio.

La castagna nostrana è il frutto del Castagno Europeo, una pianta monoica la cui impollinazione avviene grazie all’azione fondamentale delle api!

Il frutto del castagno è un achenio, ovvero un frutto secco dal pericarpo abbastanza duro e di colore bruno lucido, un pedicello apicale detto “torcia” e un segno sul fondo, simile ad una cicatrice, detta ilo; la pellicina che avvolge il frutto e talvolta penetra la polpa è detta, infine, episperma.

Per quanto riguarda il profilo organolettico, la castagna ha un moderato contenuto calorico e un discreto apporto proteico; è notevole la quantità di fibra, di sali minerali come potassio, magnesio, zolfo, calcio e fosforo, e vitamine del gruppo B. Rispetto a tutta la frutta secca, ha un più alto contenuto in acqua. 

La castanicoltura ha da sempre rappresentato una grande risorsa economica per i popoli avvezzi all’agricoltura tanto che anticamente nel periodo del raccolto, che va da fine settembre a metà/fine ottobre –a seconda delle annate- i terreni agricoli venivano interdetti dagli Statuti rurali sia alle persone estranee sia agli animali al pascolo. Dopo la prima fase della raccolta, aveva inizio il “ruspo” ovvero un’ulteriore raccolto da parte delle persone più povere; dopodiché aveva luogo il “rumo” ovvero la reintroduzione degli animali.

Purtroppo, a causa della suscettibilità del castagno locale ad una seria fitopatologia, il cancro della corteccia, veicolato dal fungo Cryphonectria parasitica, i castagneti hanno subito un forte decremento numerico. Negli ultimi anni però, si sta assistendo ad un’inversione di rotta importante.

Esistono diverse varietà di castagne, a seconda di dove sono ubicati i castagneti e della loro interazione con l’ambiente circostante, ma ultimamente è salita alla ribalta la Castagna di Roccamonfina, principalmente cultivar Tempestiva e Napoletana, a cui lo scorso marzo è stato attribuito il marchio di tutela europeo IGP.

La richiesta del riconoscimento è nata dalla rivendicazione da parte dei produttori casertani, di un frutto più precoce e con proprietà non completamente assimilabili a quelle generiche apprezzabili nelle castagne, la cui coltura si fonde effettivamente con la cultura del posto. L’areale di produzione comprende le zone dell’alta Campania, tra cui l’omonima cittadina Roccamonfina fondata al centro del cratere di un antico vulcano, attivo oltre 50.000 anni fa.