NOVEL FOOD: INSETTI

Per “novel food” si intendono quegli alimenti o ingredienti alimentari disciplinati dal Regolamento comunitario Reg. CE 258/97, per i quali non è dimostrabile un consumo significativo in UE al 15 maggio 1997, data di entrata in vigore del regolamento suddetto. Per essere considerato un “novel food”, un prodotto deve essere sottoposto ad una valutazione di sicurezza alimentare, approvato e poi impiegato come ingrediente alimentare o alimento e quindi commercializzato.

Da anni l’EFSA studia quelli che sono sicuramente i “novel food” più discussi del momento: gli insetti. Infatti, l’approvazione da parte dell’UE riguardo la vendita e il consumo di insetti (tarme della farina essiccate, locusta migratoria, grilli domestici) ha destato scalpore e generato proteste soprattutto tra i più tradizionalisti.

Ma perché gli insetti possono essere venduti e consumati in UE?

Gli insetti sono già consumati da secoli da popolazioni non europee e l’interesse per il loro allevamento è nato semplicemente perché questi sono più semplici da allevare, meno impattanti e forniscono i macronutrienti di cui necessitiamo.

Allevare insetti è non solo più semplice e veloce rispetto all’allevare ruminanti, monogastrici o specie ittiche, ma è anche e soprattutto più sostenibile. Gli insetti, infatti, possono essere allevati in spazi piccoli, con conseguente minore depauperamento del suolo; richiedono poca acqua, emettono inferiori quantità di gas serra, possono essere allevati su substrati quali scarti alimentari o sottoprodotti organici, la loro LCA è estremamente bassa rispetto a quella degli allevamenti tradizionali. Inoltre, gli insetti sono un’ottima fonte di proteine e i loro macronutrienti possono essere impiegati non solo per l’alimentazione, ma anche per la produzione di biodiesel, bioplastica e i loro escrementi, detti frass, possono essere utilizzati come fertilizzante.

Dov’è allora il problema?

A parte lo scetticismo dei più tradizionalisti e di noi italiani, molto legati alle nostre antiche e solide tradizionali gastronomiche, ciò che lascia ancora qualche dubbio sono le eventuali allergie che potrebbero derivare dal consumo di farine di insetti. Un altro problema è stato visto nella chitina, un polisaccaride che costituisce l’esoscheletro degli insetti, ritenuto dai più nocivo e cancerogeno. In realtà, da alcuni studi si evince che la chitina, presente negli insetti adulti, che già consumiamo in quanto presente anche nei funghi e in altri artropodi, può addirittura avere degli effetti benefici in quanto tramite la digestione viene deacetilata e poi idrolizzata diventando digeribile e assorbibile, apportando benefici all’apparato intestinale e non solo.

Inoltre, diversi studi si stanno conducendo anche riguardo la somministrazione di farina di insetti in alternativa a quella di estrazione di soja per i ruminanti. Infatti, se in acquacoltura e per l’allevamento di suini e avicoli è permesso l’impiego di insetti nella formulazione di mangimi zootecnici dedicati già da qualche anno, per i ruminanti non è così sempre a causa della BSE. Gli studi condotti finora, che riguardano la somministrazione di farina di mosca soldato nera, mosca domestica e altri hanno dimostrato che le proteine della farina di insetti si comportano come quelle derivanti dalle farine di estrazione vegetale, ma anche che grazie al loro impiego nelle formulazioni alimentari per i ruminanti si abbassano i livelli di ammoniaca ruminale, di gas metano e di acidi grassi volatili.

Nell’ottica dell’obietto della riduzione dell’impatto ambientale della zootecnia sull’ambiente è molto interessante l’alternativa degli insetti, seppur devono essere ancora ben studiati.

Fonti: efsa

         Ruminantia

         Georgofili

         Salute.gov.it

         Agronotizie